2 - Sconfiggere la fame

Fame, a che punto siamo?

Sconfiggere la fame è il secondo obiettivo (Goal) dell’Agenda 2030, il programma per lo sviluppo sostenibile sottoscritto dai Paesi membri dell’ONU. Fare in modo che tutti sulla Terra abbiano di che sfamarsi è un’impresa molto ardua, che deve affrontare grandi squilibri e disuguaglianze: oggi, infatti, una persona su nove non ha abbastanza da mangiare e una su tre è malnutrita, mentre nei Paesi avanzati una buona parte della popolazione è sovrappeso e quantità enormi di derrate alimentari finiscono tra i rifiuti.

Nonostante l’obiettivo Fame Zero, sancito dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite sia ancora lontano, negli ultimi decenni sono innegabili i progressi nella lotta alla fame nel mondo: rispetto al 1990, oggi oltre 200 milioni di persone non soffrono più la fame, nonostante la popolazione mondiale in questo periodo sia aumentata di quasi 3 miliardi.

La mappa della FAO evidenzia il trend di riduzione della percentuale di persone sottoalimentate dal 2001 al 2020. È inoltre da rilevare che ormai da oltre cinquant’anni non si verificano grandi catastrofi alimentari con oltre un milione di morti.

Una recente inversione di tendenza

Dopo decenni di miglioramento, però, da qualche anno la tendenza positiva si è invertita e la quota ha ripreso a salire.

L’edizione 2023 dello “Stato della sicurezza alimentare e nutrizione nel mondo” rivela infatti dati assoluti ancora molto preoccupanti: nel mondo circa 735 milioni (circa il 9,2% della popolazione mondiale) non hanno cibo sufficiente, 122 milioni di persone in più rispetto al 2019, prima della pandemia di COVID-19. Inoltre si stima che il 29,6% della popolazione mondiale - pari a 2,4 miliardi di persone- è in condizioni di moderata o grave insicurezza alimentare, cioè non ha modo di nutrirsi adeguatamente.

Il fenomeno si registra con particolare intensità in determinate aree geografiche, in particolare l’Africa (Burundi, Lesotho, Madagascar, Niger, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Somalia, Sudan del Sud), l'Asia (Siria, Yemen, Afghanistan) e in America Centrale (Caraibi), e in certe fasce di popolazione, soprattutto bambini.

Le cause principali

  • Il 60% delle persone che soffrono la fame nel mondo vive in zone di conflitti. Questi ultimi sono la causa principale delle crisi alimentari più gravi, come per esempio quelle nello Yemen, nel Sudan del Sud, nella Repubblica Democratica del Congo e in Siria.

    In generale la situazione geopolitica globale contribuisce a rendere critica una situazione già precaria. L’invasione russa dell’Ucraina, uno dei principali produttori di grano, ha portato a un forte aumento dei prezzi alimentari a livello globale. In Medio Oriente la reazione militare di Israele all'attacco terroristico del 7 ottobre 2023 ha provocato in Palestina una situazione di grave emergenza anche alimentare.

  • L'instabilità climatica, inoltre, sta penalizzando soprattutto i Paesi più poveri e fragili del mondo: piogge sempre più irregolari e siccità provocano una diminuzione della produzione alimentare, mentre le inondazioni causano epidemie.

  • Infine, non accenna a diminuire lo scandalo dello spreco alimentare: nel mondo quasi un terzo del cibo che viene coltivato va perso o sprecato, e in alcuni Paesi africani le fragili filiere commerciali spesso causano la perdita di quote consistenti di cibo.

Naviga nella "Mappa della Fame" (Hunger Map) per individuare le zone in cui vivono le persone con un consumo alimentare insufficiente.

Fame, che fare?

Per far fronte ai problemi della fame mondiale, l’ONU fin dalla sua fondazione ha visto la presenza nella propria struttura della FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, l’agenzia internazionale che si occupa del raggiungimento della sicurezza alimentare in tutto il mondo. Ha lo scopo di far sì che tutti abbiano regolare accesso a cibo sufficiente e di qualità e possano condurre una vita sana e attiva. Alla FAO si deve l’istituzione della Giornata mondiale dell’alimentazione, fissata il 16 ottobre: una ricorrenza che serve a sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale sulle emergenze alimentari.

Gli organismi internazionali hanno individuato una serie di azioni per poter sfamare la popolazione della Terra in continuo aumento:

  • distribuire equamente le risorse;
  • trasformare i sistemi alimentari;
  • favorire una corretta alimentazione;
  • ridurre gli sprechi;
  • promuovere l’agricoltura sostenibile.

Strategie in un quadro complesso

La lotta alla fame non si esaurisce, però, nel raggiungimento di questi obiettivi, già di per sé difficili da ottenere. A questo proposito, basti pensare per esempio che nel mondo va sprecato oltre 1,3 miliardi di tonnellate di cibo, quasi un terzo dell’intera produzione mondiale, quantificabile economicamente in circa 1 miliardo di dollari all’anno.

Queste azioni si inseriscono in un contesto più ampio e complesso e non possono essere disgiunte da iniziative in altri settori, come quello economico e finanziario. Tra le cause “indirette” di sottoalimentazione e malnutrizione si possono per esempio individuare i comportamenti aggressivi che le economie dei Paesi sviluppati esercitano nei confronti dei Paesi economicamente più deboli.

Il goal Fame Zero è strettamente legato agli altri obiettivi dell’Agenda, in particolare il primo, Sconfiggere la povertà, ma anche il terzo, Promuovere salute e benessere, perché la denutrizione è causa di malattie, debilita il fisico, aumenta il rischio di fratture e la suscettibilità alle infezioni.

I traguardi

Per facilitare il raggiungimento dell’obiettivo, l’Agenda 2030 ha suddiviso questo goal in otto target, qui sintetizzati:

2.1 Eliminare la fame e assicurare a tutti l’accesso a un’alimentazione sicura, nutriente e sufficiente per tutto l’anno.

2.2 Eliminare tutte le forme di malnutrizione e soddisfare le esigenze nutrizionali di ragazze adolescenti, in gravidanza, in allattamento e delle persone anziane.

2.3 Raddoppiare la produttività agricola e il reddito dei produttori di alimenti su piccola scala, anche attraverso l’accesso a terra e risorse, fornendo stimoli produttivi, conoscenza, servizi finanziari, accesso ai mercati…

2.4 Garantire sistemi di produzione alimentare sostenibili e applicare pratiche agricole in grado di adeguarsi alle diverse situazioni, ecosostenibili e in grado di migliorare il suolo.

2.5 Assicurare la diversità genetica di semi, piante coltivate e animali da allevamento e domestici e le loro specie selvatiche affini; promuovere l’accesso alle risorse genetiche e delle conoscenze collegate.

2.a Aumentare gli investimenti in infrastrutture rurali, servizi di ricerca e di divulgazione agricola per migliorare la capacità produttiva, in particolare nei Paesi meno sviluppati.

2.b Correggere e prevenire restrizioni commerciali e distorsioni nei mercati agricoli mondiali, conformemente al mandato del “Doha Development Round".

2.c Adottare misure per garantire il corretto funzionamento dei mercati delle materie prime alimentari al fine di limitare l’estrema volatilità dei prezzi alimentari.

Focus - Madri e bambini, categorie a rischio

A essere maggiormente esposti all’insicurezza alimentare e quindi alla soglia della malnutrizione sono soprattutto le donne in gravidanza e i bambini. Un’alimentazione carente, infatti, sia durante la gravidanza sia durante la crescita, non influisce soltanto sullo sviluppo fisico del bambino, ma anche sul suo sviluppo cerebrale, causando disturbi dello sviluppo intellettivo: un danno che compromette le possibilità di un futuro inserimento positivo del bambino nella società.

Secondo recenti dati UNICEF (2023) nel mondo sono 149 milioni i bambini al di sotto dei 5 anni che soffrono di malnutrizione cronica, mentre 35 milioni sono afflitti da malnutrizione acuta. E oltre 1 miliardo di ragazze adolescenti e donne soffrono di sottonutrizione.

Un altro dato che fotografa in modo significativo l’attuale situazione è quello secondo cui, a fronte di 1 bambino su 7 nato sottopeso (pari a 20,5 milioni di bambini), sono in aumento l’obesità e il sovrappeso, in particolare tra bambini in età scolare e negli adulti. Questo avviene soprattutto nei Paesi a rapida trasformazione e in quelli economicamente avanzati, dove un terzo degli adolescenti e adulti è sovrappeso e il 44% dei bambini tra i 5 e i 9 anni è obeso.

La carta interattiva riproduce la percentuale di bambini di età inferiore ai cinque anni con problemi di crescita dovuti alla malnutrizione o alla denutrizione.