6 - Acqua pulita e servizi igienico-sanitari
Acqua e igiene, a che punto siamo?
Garantire a tutti acqua potabile pulita e servizi igienico-sanitari efficienti è il Goal 6 indicato dall’Agenda 2030. Questo obiettivo ha un ruolo centrale nell’ambito del programma di sviluppo sostenibile: le risorse di acqua dolce infatti sono essenziali per la salute, la sicurezza alimentare e la produzione energetica; se ben gestite, possono contribuire alla lotta contro la povertà: per questo il Goal 6 è in stretta relazione con tutti gli altri obiettivi di sviluppo sostenibile.
Potabile per (quasi) tutti
L’accesso a fonti sicure di acqua per la popolazione mondiale e l’utilizzo per fini sanitari e igienici è in costante crescita: tra il 2015 e il 2022, è aumentata la popolazione mondiale che utilizza acqua potabile in sicurezza (la percentuale dal 69% è arrivata al 73%). Questo fenomeno incoraggiante è stato registrato, in particolare, in Asia centrale e meridionale, nell’America Latina e nei Caraibi. Secondo altri confortanti dati statistici del 2023, oggi oltre metà della popolazione mondiale ha a disposizione un sistema di lavaggio per l’igiene personale e i servizi igienici di base sono passati dal 69 al 73%.
Nonostante questi significativi risultati, una lettura critica dei dati a disposizione segnala che ancora oggi 2,2 miliardi di persone non dispongono ancora di acqua potabile gestita in modo sicuro. Inoltre circa 2 miliardi non hanno la possibilità di lavarsi le mani a casa propria con acqua e sapone e circa 3,5 miliardi di persone non hanno a disposizione servizi igienici gestiti in modo sicuro: segnali del permanere di situazioni di forte ingiustizia e disuguaglianza. L'Africa subsahariana è l'area più arretrata.
Ciò significa che, nonostante i grandi progressi, miliardi di persone non hanno ancora accesso all'acqua potabile, ai servizi igienici e all'igiene. E le sfide legate all'acqua sono aggravate dai conflitti e dai cambiamenti climatici.
Lo stress idrico
Un altro dato significativo è il cosiddetto “water stress”, cioè il fenomeno per cui la domanda di acqua è superiore rispetto alla sua naturale disponibilità. Secondo questo parametro, tutti i continenti soffrono di “stress idrico”: l’utilizzo globale di acqua negli ultimi decenni è aumentato più del doppio rispetto al tasso di crescita demografica e questo fenomeno è destinato a crescere ancora, spinto anche dall’incremento dell’urbanizzazione e dai cambiamenti climatici. Una delle conseguenze più preoccupanti è che oggi circa 2 miliardi di persone vivono in situazioni di grave carenza idrica.
La carta tematica della FAO mostra la quantità di prelievi di acqua dolce nel mondo (2020): lo stress idrico si riferisce al totale dei prelievi di acqua esercitato dall'agricoltura, dall'industria e dagli usi domestici. Quando l'estrazione da falde acquifere non rinnovabili o da impianti di dissalazione è considerevole, questi prelievi possono superare il 100% delle risorse rinnovabili totali.
Acqua e igiene, che fare?
L’UN-Water, l’ente dell’ONU che si occupa dell’acqua dolce e dei servizi igienico-sanitari, sottolinea che il Goal 6 è uno degli obiettivi di sostenibilità più critici.
Nella sua Sintesi 2023 Water and Sanitation si fa riferimento alla necessità di un coordinamento generale per la corretta gestione delle acque dolci. Questo vale non solo per le politiche ambientali a livello planetario, ma anche nelle dimensioni più locali: per esempio, nel caso dei fiumi che attraversano i confini, il prelievo a monte non deve danneggiare le popolazioni che vivono più a valle; il diritto all’acqua deve essere una priorità per tutti.
Affrontare questo obiettivo comporta un approccio complesso alla questione: un’efficiente governance delle risorse idriche implica non solo scelte politiche, ma anche azioni finanziarie, di formazione e di ricerca (acquisizione e monitoraggio dei dati). Se prendiamo, per esempio, il target specifico dell’accesso a fonti di acqua potabile sicura, sono necessari: finanziamenti per le tecnologie di trattamento delle acque; del personale qualificato per ideare, coordinare e mantenere le strutture; un’attività di monitoraggio dei dati; un ruolo chiaro e trasparente delle istituzioni responsabili.
Inoltre, la situazione è ormai cronicamente critica per il cambiamento climatico in atto: gli scenari prevedono che nel 2050 una persona su quattro sarà colpita dalla carenza d’acqua potabile, anche se solo in alcuni periodi dell’anno.
Proteggere l’acqua per salvare il pianeta
Il Goal 6 ha un impatto profondo e trasversale su moltissimi aspetti della vita sulla Terra. I consumi di acqua nel mondo sono eccessivi: si utilizza più acqua di quanta viene rigenerata in natura.
Se questo accade di norma nei Paesi ad alto rendimento economico, nelle zone depresse le fonti di acqua potabile sono più difficili da raggiungere e sono più facilmente soggette a inquinamenti e contaminazioni. Questo genera il diffondersi di malattie, anche letali, che si potrebbero prevenire con la disponibilità di risorse pulite e il rispetto di elementari norme igieniche (ancora oggi quasi il 10% della popolazione rilascia escrementi all’aperto, una pratica comune ancora oggi nelle aree rurali dell’Asia centrale e meridionale, dell’Asia orientale e sud-orientale e dell’Africa sub-sahariana).
Le zone più a rischio
I pericoli maggiori riguardano le popolazioni dell’Africa e di parte dei Paesi dell’Asia centrale e meridionale, dove risultano carenti sia la disponibilità di acqua potabile sia l’accesso ai servizi igienico-sanitari.
I traguardi
Il Goal 6 è stato suddiviso in 8 target, qui sintetizzati:
6.1 Raggiungere l’accesso universale ed equo all’acqua potabile, sicura e alla portata di tutti.
6.2 Fornire a tutti un accesso ai servizi igienico-sanitari, con particolare attenzione a donne, ragazze e coloro che si trovano in situazioni vulnerabili.
6.3 Migliorare la qualità dell’acqua riducendo l’inquinamento, eliminando gli scarichi non controllati, dimezzare la percentuale di acque reflue non trattate e aumentare il riciclaggio e il riutilizzo sicuro a livello globale.
6.4 Aumentare l’efficienza idrica in tutti i settori e assicurare prelievi e fornitura di acqua dolce per affrontare la scarsità d’acqua, ridurre drasticamente le persone che soffrono di scarsità d’acqua.
6.5 Attuare la gestione integrata delle risorse idriche a tutti i livelli, anche attraverso la cooperazione transfrontaliera.
6.6 Proteggere e ripristinare gli ecosistemi legati all’acqua, tra cui montagne, foreste, zone umide, fiumi, falde acquifere e laghi.
6.a Ampliare la cooperazione internazionale in particolare riguardo i sistemi di raccolta dell’acqua, la desalinizzazione, l’efficienza idrica, il trattamento delle acque reflue, le tecnologie per il riciclo e il riutilizzo.
6.b Sostenere e rafforzare la partecipazione delle comunità locali nel miglioramento della gestione idrica e fognaria.
Focus - Terre deserte
Come altre risorse naturali, l’acqua è rinnovabile ma spesso limitata e soggetta a minacce e degrado. L’obiettivo dell’Agenda 2030 relativo alle fonti di acqua potabile è strettamente connesso con i fenomeni della siccità e della desertificazione.
Secondo la Convenzione ONU contro la desertificazione, “entro il 2025, 1,8 miliardi di persone sperimenteranno l’assoluta carenza idrica e due terzi della popolazione mondiale vivrà in condizioni di stress idrico”. La tendenza è decisamente preoccupante, considerando anche che si stima che negli ultimi 100 anni sia andato perso tra il 50 e il 70% delle zone umide naturali del mondo.
La siccità si distingue dalla maggior parte degli altri rischi ambientali perché si sviluppa lentamente, a volte anche nel corso di anni, e il suo inizio è generalmente difficile da individuare. Il grafico mostra l'incidenza delle crisi ambientali dovute ai diversi disastri naturali (dal 1970 al 2023).
Gestire le risorse idriche in maniera sostenibile
Per limitare la riduzione e la scarsità di acqua, sono quindi urgenti le pratiche con lo scopo di migliorare l’efficienza e la qualità delle risorse idriche, nonché il ripristino degli ecosistemi legati all’acqua dolce. Questo è anche il presupposto fondamentale per ottenere l’accesso a servizi igienico-sanitari adeguati ed equi per tutti.
Tra le strategie più efficienti, ci sono quelle focalizzate sul miglioramento della produttività del suolo e sulla gestione sostenibile delle risorse del territorio e dell’acqua. L’ONU ha messo a punto il progetto Drought Toolbox, un modo per dare sostegno alle popolazioni colpite dalla siccità, anche in termini di formazione e prevenzione, e per rafforzare la resilienza delle persone e degli ecosistemi. Il programma si articola in tre fasi, personalizzate per ogni Paese: monitoraggio delle risorse, valutazione del rischio, proposte per attenuare i fattori di rischio.